Il muco svolge ruoli importanti per la clearance mucociliare delle vie respiratorie, come antibatterico e come umidificatore dell’aria inspirata.

L’ipersecrezione mucosa provoca un accumulo di tale sostanza nelle vie di conduzione aerea con numerose conseguenze funzionali: diminuzione della clearance mucociliare, ostruzione delle vie aeree e predisposizione ad infezioni respiratorie recidivanti.

Studi recenti suggeriscono che l’inalazione di acque termali sulfuree agisca in senso antinfiammatorio ed antistress ossidativo respiratorio.

L’efficacia della inalazione dipende da fattori influenzanti la deposizione delle particelle aerosoliche nelle vie aeree, e cioè il tipo di nebulizzatore in uso, la grandezza delle particelle, il calibro delle vie aeree e le modalità di respiro del paziente.

Introduzione

Vari studi hanno evidenziato che l’inaloterapia termale con acque sulfuree esercita molteplici funzioni nei processi broncopolmonari per i quali viene praticata.
Fra i molteplici fattori potenzialmente condizionanti l’efficacia della inaloterapia il muco bronchiale assume rilevanza particolare.
In condizioni fisiologiche esso svolge vari ed importanti ruoli (1).
Tra quelli di tipo meccanico vanno menzionati:

Altrettanto rilevante è l’azione antibatterica del muco con la possibilità di contenere aumentate quantità di proteine batteriostatiche e di difesa immunologia (IgA secretorie, 1-4).
Del tutto recentemente alcuni studi hanno fornito una discreta evidenza dell’azione antinfiammatoria delle acque sulfuree. Uno dei primi studi ha valutato in laboratorio gli effetti dell’acqua sulfurea sul fenotipo e sulla risposta proliferativa delle cellule linfoidi periferiche: Valitutti e coll. (5) hanno evidenziato l’effetto dosedipendente dell’idrogeno solforato dell’acqua sulfurea sulla risposta proliferativi dei T linfociti a mitogeni (anticorpi CD3 e PHA), nonché inibizione di proliferazione e rilascio dell’interleuchina 2, fattore di crescita dei linfociti T.
Gli autori postulano pertanto un effetto immunodepressivo locale dell’idrogeno solforato, che spiegherebbe l’attività antinfiammatoria di cui sopra.
In seguito a queste prime esperienze in laboratorio, numerosi studi clinici hanno contribuito a rinnovare l’interesse sui meccanismi di azione della terapia termale.
Melillo e coll. (6) hanno valutato tollerabilità ed effetti dell’inalazione di acqua termale sulfurea di Tabiano in pazienti asmatici.
Dopo aver dimostrato la tollerabilità dell’inalazione è stato esaminato il comportamento della iperreattività bronchiale aspecifica (IBA), valido metro di misura dell’infiammazione bronchiale nell’asma.
É stata osservata una sensibile riduzione dell’IBA in un numero significativo di pazienti osservati.
Nel 1997 Olivieri e coll. (7) hanno studiato gli effetti della crenoterapia salsobromoiodica sulla componente flogistica in un gruppo di pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
La cellularità è stata valutata sull’espettorato indotto da inalazione di soluzione ipertonica (sputo indotto), metodica questa di tipo non invasivo e ormai da anni largamente in uso in campo pneumologico per lo studio dell’infiammazione delle vie aeree.
Il trattamento termale ha ridotto in maniera significativa le cellule infiammatorie, ed in particolare i linfociti ed aumentato significativamente le cellule epiteliali.
In tempi successivi, Melillo e coll. (8) hanno valutato l’effetto della inaloterapia termale sulfurea sulla cellularità delle vie aeree in asmatici, sempre usando il metodo dello sputo indotto.
Il controllo a 20 gg. di distanza dalla fine del trattamento termale ha mostrato significativi risultati in termini di riduzione di eosinofili e linfociti ed aumento dei macrofagi. Ancora maggiore interesse sull’argomento hanno suscitato i risultati di recenti studi che paiono a favore dell’azione anti-stress ossidativo dell’inaloterapia termale sulfurea.
É noto da tempo il rilevante ruolo dello stress ossidativi nella patogenesi di svariate affezioni croniche, che nel campo delle patologie respiratorie significa soprattutto BPCO.
Pinamonti e coll. (9) hanno osservato in un altro studio l’azione “scavenger” dell’acqua sulfurea di Breta delle Terme di Riolo Bagni sull’attività clastogena svolta dai radicali liberi. Corradi e coll. (10) hanno mostrato l’effetto dell’acqua termale sulfurea di Tabiano in pazienti BPCO, nei quali si rilevava un modificato equilibrio ossidanti/antiossidanti nel condensato espiratorio, con diminuzione dei nitriti ed aumento dei nitrosioli.
I dati finora riassunti rendono opportuna la valutazione accurata degli effetti dell’inaloterapia termale sulfurea sul muco in eccesso, tipico della BPCO.

Fisopatologia della secrezione mucosa

In condizioni fisiologiche il muco ricopre l’epitelio bronchiale senza soluzione di continuità.
Il muco è costituito da una miscela di secrezioni provenienti dalle ghiandole sottomucose, dalle goblet cells e da altre cellule superficiali. Il principale costituente è l’acqua (95%), seguito da proteine (3%) e lipidi + sostanze inorganiche (2%) (11).
Il muco si dispone sulla mucosa in due strati: il “sol”, colloide acquoso circondante le ciglia e il “gel”, colloide compatto ed elastico in contatto diretto con l’aria inspirata. La quantità di muco giornalmente prodotta da un soggetto normale oscilla tra 4 e 50 ml; in stati patologici può arrivare anche a 200-300 ml.
Nei casi di ipersecrezione il muco si dispone a placche sulla superficie ciliare, e la presenza di muco in eccesso sottintende solitamente un processo patologico broncopolmonare.
Va da sé che le modificazioni del muco possono essere di tipo non solo quantitativo ma anche qualitativo (alterate qualità reologiche); entrambe sono coinvolte nell’alterazione dei fisiologici meccanismi di motilità e clearance mucociliare. La detersione delle vie aeree si realizza sostanzialmente tramite due meccanismi: l’attività mucociliare e la tosse, con un ruolo principale per la prima e di riserva per la seconda.
Per un’efficace clearance mucociliare sono necessari un normale battito ciliare in rapporto con un muco dalle proprietà fisiche, di viscosità ed elasticità adeguate al movimento ciliare medesimo.

Inaloterapia termale con acqua sulfurea

Nell’ambito dei possibili approcci terapeutici all’ipersecrezione, un posto di rilievo è occupato dal trattamento termale (15).
La sua azione è stata già studiata nel dettaglio sia in termini di miglioramento sintomatologico che di modifica delle proprietà biochimico-reologiche del muco.
Ormai accertata è la capacità delle acque termali sulfuree di ridurre viscosità ed adesività delle secrezioni bronchiali (4), capacità derivante dal loro contenuto in idrogeno solforato (H2S) libero che, alla stregua dei farmaci mucolitici tiolici, rompe i ponti disolfuro che si creano tra molecole mucoproteiche.
La crenoterapia inalatoria viene realizzata mediante 4 metodiche: inalazioni caldo-umide, aerosol, nebulizzazione e humage (16).
Le nebulizzazioni sono generalmente preferite per i trattamenti collettivi: i pazienti vengono fatti soggiornare per tempi predefiniti in ambienti di vasta quadratura dove l’acqua viene trasformata in nebbia di particelle acquose di varia grandezza.
La dimensione delle particelle prodotte per l’inalazione può andare da pochi μ a 60 μ (16), ma la dimensione richiesta per il raggiungimento effettivo ed efficace delle vie aeree inferiori è sotto i 10 μ.
Una situazione paragonabile è stata creata e verificata in un precedente studio realizzato nelle Terme di Tabiano (7), dove mediante adozione di apparecchiature ultrasoniche l’acqua termale sulfurea per un gruppo di pazienti asmatici si presentava in particelle di dimensione media inferiore a 5 μ, sia nell’area immediatamente adiacente all’erogatore che a 2.5 m di distanza, dove la maggioranza dei pazienti le inalavano.
Va precisato che i requisiti fondamentali per una corretta ed efficace inaloterapia delle vie aeree inferiori sono: la granulometria delle particelle inalate, strettamente dipendente dalla tipologia di nebulizzatore adottato che deve garantire un diametro medio inferiore ai 10 μ (17); l’osmolarità della soluzione, poiché soluzioni ipotoniche (intorno a 0.3%) o ipertoniche (3-4%) possono essere causa di broncocostrizione acuta; il pH della soluzione, poiché valori inferiori a 2 o superiori a 8 hanno notevole potenzialità tussigena; la temperatura dell’acqua inalata, che, se eccessivamente bassa, ha nuovamente potenzialità broncocostrittive.
Al riguardo della penetrazione delle particelle in periferia, è importante anche il calibro iniziale delle vie aeree; ne deriva, in presenza o sospetto di broncocostrizione e/o ipersecrezione mucosa che inficerebbero il risultato dell’inalazione, l’opportunità di somministrare broncodilatatori a rapida azione prima della seduta inalatoria.
Ultima ma non meno rilevante è la modalità di respiro del paziente durante la seduta inaloterapica, che dovrebbe essere tranquilla (FR tra 14 e 18) ed a volume corrente.

Conclusioni

É nota da tempo l’azione di difesa del muco, che agevola la clearance delle vie aeree e contiene numerosi fattori antibatterici ed enzimi antitossici (proteasi neutrofila, inibitori delle proteinasi), lisozima (disorganizzante dei peptoglicani di parete batterica gram+), lattoferrina e transferrine (proteine antimicrobiche ad azione batteriostatica e battericida), immunoglobuline (soprattutto IgA secretorie) e citochine (IL1, IL8 e TNF-). Studi recenti hanno aperto una visuale di rinnovato interesse sull’azione antinfiammatoria dell’inaloterapia termale, testimoniata dall’inibizione in vitro della proliferazione linfocitaria e dalla produzione di interleuchina 2 (5) e dall’osservazione in vivo della riduzione delle cellule infiammatorie in pazienti con BPCO (8) ed asma (9).
I dati delle ricerche di laboratorio e (preliminari) in ambito clinico sull’azione antiossidante dell’acqua termale sulfurea, che ridurrebbe i livelli di radicali liberi nel condensato espiratorio (10), uniti alle osservazioni precedentemente riassunte, sono a nostro parere elementi ragionevoli e sufficienti per una prepotente ricandidatura dell’inaloterapia termale sulfurea nelle pneumopatie croniche in generale, e nella diffusissima BPCO in particolare.
Vi è necessità, in conclusione, di ulteriori studi (su gruppi di pazienti di adeguata entità) sull’inaloterapia termale, ricordando a tal riguardo la possibilità di adottare le acque termali radioattive nel campo delle allergopatie respiratorie.
Tali studi, uniti alla corretta adozione della terapia inalatoria nel quotidiano, non potranno che fornire ulteriore supporto di evidenza scientifica a questo stimolante settore.

A cura di G. Melillo, E. Melillo
Centro Ricerche e Studi Termali, Napoli

Fonte: Medicina Clinica Termale

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